(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 104

 

 

UN’ABBUFFATA DI MORTE

 

 

1.

 

 

            Un uomo entra in un bar. No, non è l’inizio di una barzelletta e John Garrett non è il tipo che ispira allegria. Alto, ben piazzato, spalle grosse, molto grosse, giacca tagliata su misura ma nonostante ciò sembra che le cuciture siano sul punto di saltare da un momento all’altro. Gli avventori si scostano istintivamente al suo passaggio e questo non è un posto per educande ma per uomini duri e donne probabilmente ancora più dure. Per parafrasare un certo modo di dire: questa è Downtown Los Angeles, bellezza.

            Garrett si appoggia al bancone e dice:

-Un whisky liscio … doppio.-

            Il barista gli rivolge un’occhiata poco amichevole e gli chiede:

-Sei uno sbirro?-

-Ti sembro uno sbirro?- ribatte Garrett a sua volta.

-Ne hai l’aria sì, ma forse non lo sei più. Cosa hai combinato? Hai pestato un superiore o mandato all’ospedale un sospetto?-

            Garrett vuota il suo whisky e replica:

-Abbiamo un fottuto psicologo qui eh? Beh, se ci tieni tanto a saperlo, ho salvato il mondo dal disastro e come ricompensa mi hanno dato un bel calcio nel sedere.-[1]

-Ma davvero? La vita è ingiusta a volte.-

            Garrett sbatte il bicchiere sul bancone e proclama:

-La vita è una troia. Dammene un altro… anzi due.-

-Sicuro di reggerli amico?-

-Ho l’aria di uno che non sa reggere l’alcool secondo te?-

-Hai l’aria di uno che non vorrei incontrare in un vicolo buio… o anche illuminato… e di uno che non entrerebbe in un posto come questo solo per sciacquarsi la gola.-

            Garrett vuota rapidamente i due bicchieri poi fa un sogghigno divertito e replica:

-Sei un ragazzo sveglio. Tanto sveglio da smettere di fare domande immagino.-

            Senza aspettare risposta Garrett fa scivolare una banconota sul tavolo ed aggiunge.

-Ti pago una bottiglia di quel bruciabudella che mi hai appena servito e portamela a quel tavolo d’angolo con tre bicchieri… e tieni il resto.-

-Tre?-

-Aspetto ospiti.-

 

            Ricapitolando: la mia ex Eva ha concepito un piano così contorto che neanche Raymond Chandler l’avrebbe scritto per uccidere il suo ricco marito, Damian King, accusando dell’omicidio il mio amico Clint McIntyre per poi cercare di convincere me ad uccidere il vero killer, un bestione afroamericano imbottito di steroidi o peggio chiamato Mannix, ed il suo capo, Sebastian Reed, il re del crimine di Las Vegas così sarà lei la sola padrona sia della Las Vegas legale che di quella illegale. Un piano ambizioso che si basa sulla sua capacità di manipolare gli uomini come fossero marionette e far loro fare tutto quello che lei desidera e credetemi: è una vera artista in questo.

         Ovviamente Eva non mi ha detto tutto questo ma non sono stupido… o forse sì quando si tratta di lei. L’ombra del dubbio che possa aver detto la verità, che il vero pianificatore sia Reed e che abbia organizzato tutto per impadronirsi dell’impero economico di King e della stessa Eva, mi attanaglia. Se avesse detto la verità…

         Cerco di scacciare quel pensiero mentre vengo riaccompagnato a casa, ma è come un tarlo che mi divora. Se lei ha detto la verità, se è davvero in pericolo...

         Lo sguardo di Mannix mentre scendo dalla limousine è quello di uno che mi tirerebbe volentieri il collo come se fossi un tacchino se non avesse ricevuto ordine di lasciarmi stare almeno per ora. Per un istante contemplo l’idea di prendere la mia Beretta 92F, sparargli in mezzo alla fronte e sostenere che ha tentato di uccidermi ed io mi sono solo difeso ma decido di lasciar perdere.

         Rientro in casa con un sapore acre in bocca ed una disperata voglia di bere qualcosa di forte, molto forte. Il mio telefono sceglie proprio quel momento per suonare. È Suzy Berengetti, la proprietaria del Coliseum nonché la donna che mi ha assunto per scagionare McIntyre. Cosa può volere a quest’ora? C’è un solo modo di saperlo. Rispondo e la sua voce mi dice:

<<Darryl. Ho bisogno di vederti puoi raggiungermi?>>

         Quando una donna dai capelli rossi, occhi nocciola, viso da fata, corpo da sballo voce melodiosa, ti dice che ha bisogno di vederti, è difficile dirle di no, se poi è anche quella che ti paga il conto delle tue ore di lavoro, diventa praticamente impossibile. Mi dà un indirizzo ed io dico semplicemente:

-Arrivo.-

 

         L’espressione sul volto di Darryl MacArthur quando entra nel salotto del piccolo ranch poco fuori la Contea di Clark che abbiamo scelto come luogo dell’appuntamento è impagabile.

                Probabilmente non è sorpreso di trovarmi con Suzy ma altrettanto probabilmente non si aspettava di trovarci anche la più famosa spogliarellista di Las Vegas assieme ad un paio di note prostitute.

-Ben arrivato.- gli dico ostentando un’allegria che sono ben lontano dal provare.

                Lui si guarda intorno. Il suo sguardo indugia su Gayle in guepiere e frustino nella mano destra, poi passa a Nellie Calhoun che indossa un gonnellino, un giacchino di pelle, stivali e cappello Stetson, tutto in stile western, e nient’altro ed infine alla piccola Meiko in tenuta da geisha.

-Se è un consiglio di guerra, è ben strano.- commenta infine con un lieve sorriso in volto.

-Le ragazze si sono offerte di aiutare Sean ad uscire da questo guaio.- precisa Suzy.

                Sean sono io: Sean Clinton McIntyre, ex soldato, testa calda, svelto coi pugni e tante altre cose di cui sarebbe troppo lungo parlare adesso. Gli amici mi chiamano Clint o talvolta Mac, Suzy, preferisce chiamarmi Sean. Vai a capire le donne.

-E magari hanno anche un piano.- aggiunge MacArthur con sarcasmo.

-In effetti ce l’abbiamo.- interviene Gayle -Ti va di sentirlo?-

                La risposta è ovviamente scontata.

 

 

2.

 

 

            La prima ad arrivare è una donna con un casco di capelli biondi e ricci che indossa un vestito di lamé color oro, molto corto ed aderente, scarpe Manolo Blahnik tacco 12 dello stesso colore e una borsetta di Gucci. Ai lobi due orecchini a forma di croce.

            Una donna così in un posto come questo non può non attirare attenzioni pesanti. Lei prova a non badarci ma quando uno dei presenti allunga le mani dove non dovrebbe, si ritrova in un batter d’occhio disteso sul pavimento con un tacco che gli preme sullo sterno ed una rivoltella .44 magnum puntata contro il suo naso.

-Dammi un buon motivo per cui non dovrei spararti e liberare il mondo da un verme come te.- esclama la bionda.

            Una macchia si allarga sul cavallo dei pantaloni dell’uomo e la ragazza fa una smorfia disgustata per poi dire:

-Fila via prima che ci ripensi… e cambiati i pantaloni.-

            L’uomo non se lo fa ripetere e scappa via veloce. La ragazza ripone la pistola nella borsetta poi si siede davanti a John Garrett che in tono esasperato esclama:

-Per l’amor del Cielo, Chastity, ti avevo raccomandato di essere discreta.-

-Parla quello che ha la stazza di un armadio a tre ante.- replica, serafica, Chastity McBryde -E comunque quel tipo aveva bisogno che qualcuno gli insegnasse l’educazione.-

-E tu sei proprio adatta, già.-

- È stato comunque un bello spettacolo -

            A parlare è stato un giovanotto asiatico di poco più di vent’anni a petto nudo e che porta un Panama da cui spunta un codino.

-Lieto che tu l’abbia apprezzato, bello.- ribatte Chastity -In un altro momento approfondirei volentieri la reciproca conoscenza ma purtroppo io ed il mio socio stiamo aspettando qualcuno.-

-Lo so, sono io il vostro contatto. Mi chiamo Song.-

            Sia Garrett che Chastity si fanno d’improvviso più attenti.

-Song eh?- borbotta Garrett -Spero che la melodia sia di mio gradimento.-[2]

            Il ragazzo non fa una piega e si siede:

-Mi è stato detto che avete un’offerta che potrebbe interessare il mio capo ma questo non è il luogo adatto per discuterne. Aspettate cinque minuti dopo che sarò uscito di qui, poi uscite anche voi e prendete il vicolo di destra. Troverete un’auto ad aspettarvi.-

-E come facciamo a sapere che non è una trappola?- chiede Chastity.

            Song sogghigna mentre si alza dal tavolo e risponde:

-Mi pare che abbiate già dimostrato di sapervela cavare egregiamente ma non c’è nessuna trappola. Il mio capo è davvero interessato alla vostra proposta.-

            Detto questo, il giovane si allontana. Chastity McBryde lo osserva uscire poi si rivolge a Garrett:

-Che facciamo?-

-Quel che ci ha detto, mi pare ovvio.- risponde l’altro -Siamo arrivati fin qui e dobbiamo andare fino in fondo.-

            Aspettano il tempo convenuto poi si muovono.

 

            Questa è la prima volta che entro nella villa dei King e su invito della padrona per giunta. Un impeccabile maggiordomo mi fa entrare e mi guida fino al soggiorno.

-La signora arriverà tra un momento.- mi dice per poi allontanarsi discretamente.

         Mi guardo intorno. I segni del delitto sono quasi scomparsi. La ditta incaricata da Eva di ripulire la scena del crimine dopo che la Polizia ha eseguito tutti i rilievi ha fatto un ottimo lavoro. Chi direbbe mai che Damian King è stato selvaggiamente ucciso a pugni proprio qui?

         Volgo lo sguardo verso l’ampia vetrata e la vedo: Eva sta nuotando in piscina, nuda naturalmente. Il muro di cinta la protegge da sguardi indiscreti dall’esterno e non le importa assolutamente di essere vista dal personale della villa… o da me.

         Quasi senza accorgermene esco in giardino. Lei mi vede ed esce dalla piscina. Nel vederla credo di aver capito cosa deve aver provato chi fosse stato testimone della nascita di Venere dalle acque.

         Mi sorride e si avvicina a me del tutto incurante di non avere niente addosso e ben consapevole dell’effetto che mi fa.

-Darryl…- sussurra.

-Ciao Eva.- mi limito a dire.

         In quel momento ecco arrivare Mannix nella sua lucente divisa da autista. Se la leverà almeno per andare a letto?

-Quest’uomo la infastidisce, signora?- chiede con uno sguardo che fa capire chiaramente che sarebbe ben lieto di ridurmi ad una polpetta se la risposta fosse positiva.

-No, Mannix, Mr. MacArthur è qui su mio invito e non m’infastidisce affatto. Puoi andare adesso.-

         Lui esita qualche istante, niente affatto contento dell’ordine, poi si gira e se ne va. Aspetto che si sia allontanato poi mi rivolgo ad Eva che si sta infilando un accappatoio:

-Lo farò: ucciderò Sebastian Reed e anche Mannix per te.-

-Oh, Darryl, lo sapevo che non mi avresti abbandonata.-

         Mi getta le braccia al collo e mi bacia con tutta la passione di cui è capace. Il suo corpo aderisce al mio e mi piacerebbe poter dire che riesco a mantenere il mio autocontrollo ma mentirei.

 

         John Garrett e Chastity McBryde raggiungono il vicolo loro indicato e vi trovano una limousine nera. Vi salgono e ad attenderli a bordo trovano il ragazzo di nome Song ed una donna afroamericana dell’età apparente di trentacinque/quarant’anni, attraente ed elegante.

-Che mi venga un colpo!- esclama Garrett -Non mi aspettavo…-

-Non si aspettava una donna, Mr. Garrett?- replica amabilmente la donna mentre l’auto parte -Deluso?-

-Al contrario: sono sempre contento di avere a che fare con una bella donna e lei lo è… molto.-

-Non mi aspettavo che la galanteria fosse tra le sue qualità, Mr. Garrett. Mi era stato descritto come un tipo sanguigno, ruvido… ed anche un po’ rozzo.-

-Tutte esagerazioni.-

-A quanto pare lei sa chi siamo.- interviene Chastity -Ma noi non sappiamo il suo nome.-

-Il mio nome non è importante.- ribatte la donna -Io rappresento un… consorzio di uomini e donne interessati a gestire il potere in questa Contea, il vero potere non quello che ostentano i politici. Se proprio volete un nome, noi ci autodefiniamo Orgoglio. Ma veniamo agli affari.-

-Anche noi rappresentiamo qualcuno.- dice Garrett -Qualcuno che ha un interesse particolare a che Rex Carpenter diventi Senatore degli Stati Uniti per la California, qualcuno che vuole assicurarsi la certezza che Carpenter vinca le imminenti primarie e poi le elezioni generali a novembre.-

-Qualcuno che ha abbastanza risorse da conoscere un segreto ben tenuto come l’esistenza di Orgoglio ed abbastanza audace da richiederne la collaborazione. Bene può dire al suo datore di lavoro che l’avrà ma sarà molto costosa.-

-Il prezzo non è un problema. Dica una cifra e dove accreditarla.-

            La donna scrive alcune cifre su un foglio e poi lo passa a Garrett che lo legge e lo passa a sua volta a Chastity dicendo:

-Vuoi pensarci tu? Io con queste diavolerie elettroniche sono un vero imbranato.-

            Chastity sbuffa poi digita sul suo Starkphone ed attende una risposta che arriva pochi istanti dopo.

-La somma richiesta è stata accreditata.- annuncia.

            La donna afroamericana sorride soddisfatta e dice:

-Molto bene, potete dire al nostro comune committente che cominceremo immediatamente le operazioni per raggiungere l’obiettivo richiesto. Song sarà il nostro agente di collegamento.-

-Ah, interessante.- commenta Chastity.

-Vi consiglio di non sottovalutarlo, nonostante la sua ancor giovane età Song è il leader dei Serpenti, la più importante e spietata banda vietnamita di East Los Angeles.-

Il giovane vietnamita-americano sorride compiaciuto.

-Uomo dalle mille sorprese.- commenta Chastity.

            L’auto rallenta e la donna di Orgoglio annuncia:

-Siamo arrivati al vostro hotel, noi ci salutiamo qui per il momento.-

            Mentre Garrett sta scendendo la donna gli rivolge un’ultima domanda:

-Potrebbe soddisfare una mia curiosità? Il candidato è al corrente delle manovre per favorire la sua elezione?-

            Garrett sorride sornione e replica:

-Ha davvero importanza saperlo?-

-Assolutamente no.- risponde la donna sorridendo a sua volta -Arrivederci Mr. Garrett, è stato un piacere trattare affari con lei.-

            Lo sportello si richiude e l’auto riparte lasciando nel parcheggio sotterraneo del loro hotel Chastity McBryde e John Garrett che sussurra:

-Anche per me, Mrs. Wilder, anche per me.-

 

 

3.

 

 

            Ufficialmente Jeff O’Rourke è un detective della Polizia Metropolitana di Las Vegas con un impeccabile stato di servizio, marito devoto e padre amorevole di tre adorabili bambini. In realtà è come certi tappeti che sotto nascondono un bel po’ di sporco. Uno sbirro corrotto dai vizietti depravati e costosi che intasca in sacco di mazzette e sulle cui attività ed amicizie quasi tutti preferiscono chiudere entrambi gli occhi perché suo zio è il Sindaco della città.

Come lo so? Diciamo che le ragazze della zona oltre lo Strip riescono a sapere un sacco di cose dai loro clienti. Come? Non fate domande stupide.

                Odio quelli come te, O’Rourke, che nascondono il marcio dietro una facciata di perbenismo. Io non sono un santo ma non cerco nemmeno di passare per tale.

                L’istinto del poliziotto… o del criminale… ti mette sull’avviso o forse è solo una tua abitudine accertarti di non essere seguito nelle tue scorribande notturne. Ottima precauzione, Jeff, vecchio mio, ma stai cercando nella direzione sbagliata: è in alto che dovresti guardare.

                Salto di tetto in tetto con facilità e continuo a tenerti d’occhio. Anche se alzassi gli occhi e mi notassi, saresti forse un po’ preoccupato, ti chiederesti cosa ci faccio qui ma non mi riconosceresti, non sapresti davvero chi sono. La dolce Suzy non mi ha portato solo un po’ di conforto ma anche qualcosa che avevo lasciato nel mio alloggio, qualcosa che ora mi permette di muovermi più liberamente per le strade, un segreto di cui qui a Las Vegas siamo al corrente solo io e lei… e Nellie Calhoun ovviamente, è difficile tenere un segreto ad una come lei e tu dovresti saperlo, Jeff bello: è perché tu parli troppo quando sei a letto che ora sono sulla tua pista, che ora sono io il cacciatore e tu la preda.

                Ti fermi davanti al condominio dove abita Shirley, una delle cameriere del Desert’s Gentlemen’s Club, il locale dove si esibisce Nellie. È una delle tue amichette, quelle di cui tua moglie preferisce ignorare l’esistenza. Mi dicono che ti piace il sesso violento e che l’ultima volta ci sei andato giù duro con Shirley, troppo duro visto che negli ultimi due giorni non si è fatta viva al locale. Molto male, Jeff: come ho detto, non sono un santo, ma mi pongo dei limiti e tu li hai superati da un pezzo.

                A quanto pare sei qui per scusarti e lei ti crede e ti fa entrare. Certe donne sono fatte così.  Spicco un balzo e raggiungo il cornicione vicino all’appartamento di Shirley. Sento le vostre voci. Tu dici qualcosa sul fatto che lei indossa una camicia da uomo che non è una delle tue e le dai un sonoro ceffone che la fa cadere sul pavimento. Decisamente hai bisogno di una lezione.

                Ti sento andare in bagno, un’ottima occasione. Devi avere alzato un po’ troppo il gomito o avere una vescica davvero debole perché ci metti parecchio tempo e nemmeno ti accorgi che ti sono arrivato alle spalle… non finché ti afferro per il collo e con la mia migliore voce da duro ti dico:

-Toccala un’altra volta e ti ridurrò in modo tale che con le donne non saprai cosa farci.-

                Tu cerchi di fare a tua volta il duro e replichi:

-Amico, non so chi sei ma hai appena commesso un grosso errore, un errore gigantesco.-

Sogghigno mentre ribatto:

-Ah sì? Anche tu nei hai fatto uno… non hai tirato l’acqua.-

                Ti ficco la testa nel cesso e per un po’ considero l’idea di lasciartici annegare, sarebbe una fine degna di te ma non adesso e non per mano mia.

                Quando rialzi la testa io sono già scomparso e la sola traccia del mio passaggio è un’intaccatura nel cornicione. Sei troppo sconvolto per prendertela ancora con Shirley. Te ne vai sbattendo la porta ed una volta fuori sali sulla tua bella auto e parti senza curarti dei limiti di velocità. Ignaro che io non ti mollo un secondo.

                Portami dove voglio che mi porti e poi… poi regoleremo i conti.

 

                L’immagine sullo schermo del computer portatile di John Garrett è volutamente indistinta, è possibile giusto capire che il suo interlocutore è di sesso maschile. D’altra parte Garrett sa molto bene come il concetto di privacy che ha Harold Howard sia ben oltre la paranoia.

Si dice che solo tre persone conoscano la sua faccia: suo figlio Jack, il suo medico personale e la sua efficiente assistente, la sfuggente Miss Wright. Si dice che abbia fatto sparire tutte le sue foto esistenti, comprese quelle degli annuari scolastici. Si dice anche che abbia fatto uccidere chiunque lo abbia conosciuto prima che gli venisse la paranoia di tener celato il suo volto, ma questo Garrett fatica a credere che possa essere vero.

<<Sono curioso di sapere le sue impressioni sui nostri nuovi alleati, Mr. Garrett.>> sta dicendo Howard.

-Beh, quel Song si atteggia a bulletto da strada con il suo andarsene in giro a petto nudo esibendo i suoi tatuaggi ed ancora non so decidere se è solo un atteggiamento o se è davvero così. Quanto a Catherine Wilder, è decisamente una donna dalle idee chiare e che non ha paura di prendersi ciò che vuole. -

<<Analisi che condivido. Quando era più giovane, Mrs. Wilder era parte di un sodalizio con due uomini: il suo attuale marito, Geoffrey ed un certo Snap Wilson. Tutti e tre lavoravano per Lotus Newmark.>>

-So chi era: la signora del crimine della California Meridionale. Pare che sia morta.-

<<Pare. Il vuoto che ha lasciato è stato colmato dall’alleanza che si è autodefinita Orgoglio. Una sorta di consorzio di veri insospettabili: medici, scienziati, imprenditori che dietro una facciata di rispettabilità e perbenismo hanno assunto il controllo del crimine a Los Angeles e dintorni.>>

-Insomma, degli ipocriti.- commenta sprezzante Chastity McBryde.

<<Un’osservazione forse condivisibile, Miss McBryde.>> replica Howard <<Resta il fatto che quegli ipocriti, come lei li chiama, ci sono utili per il raggiungimento del nostro scopo che è portare Rex Carpenter al Senato.>>

-Se ci tengono così tanto alla segretezza, come ha fatto lei ha scoprire la loro esistenza e perché loro hanno accettato di trattare con lei?- chiede ancora Chastity.

<<Mia cara, io riesco sempre a sapere tutto ciò che potrebbe essermi utile, quanto alla sua seconda domanda, Orgoglio è composto da uomini e donne che sanno riconoscere una vantaggiosa proposta d’affari.>>

-Specie se come vantaggio collaterale potrebbe avere l’influenza su un Senatore degli Stati Uniti e magari prossimo Presidente, giusto? Lei sa che non funzionerebbe con Rex Carpenter ma si è ben guardato dal dirglielo, ho ragione? Li ha illusi proprio bene.-

<<E se anche fosse, Miss McBryde? Lo troverebbe forse sbagliato?>>

-Mai detto niente del genere.-

<<Bene, ed ora passiamo a discutere della prossima fase della nostra operazione.>>

 

            Rex Carpenter guarda fuori dalla vetrata che accede alla veranda della sua casa di Topanga Canyon. Ha in mano un bicchiere di whisky e la sua espressione è assorta.

            Sua sorella Astrella lo raggiunge e pone le sue mani sulle sue spalle.

-A cosa stai pensando?- gli chiede.

-Al domani e le sue sfide.- risponde lui.

-Il domani è già scritto.- replica lei con convinzione -Vincerai le primarie perché i tuoi avversari in confronto a te semplicemente non esistono e poi a novembre sbaraglierai anche quel poveraccio che sarà arrivato secondo. Washington è nel tuo destino, io lo so e lo sai anche tu. Nessuno ci fermerà.-

-Nessuno.- ripete lui e sorride.

 

 

4.

 

 

            Mi rivesto con calma mentre Eva dorme ancora tra le lenzuola disfatte. Ovviamente voi direte che io sono il solito fesso che ci è ricascato e non potrei darvi torto.

         Mi soffermo qualche attimo a guardare Eva poi sospiro, mi infilo la giacca ed esco all’aperto. Mannix mi sta aspettando.

-Mrs. King ha insistito che l’accompagnassi da Mr. Reed.-

-E nessuno di noi due vuole deluderla, giusto?- replico con un sorriso.

 Lui mi guarda storto e fa per avviarsi alla limousine quando lo chiamo:

-Ehi Mannix!-

         Lui si volta e mi guarda perplesso. Io tiro fuori di tasca la mia Beretta e gli sparo. Praticamente gli vuoto addosso tutto il caricatore. Lui barcolla all’indietro e mentre sulla sua divisa da autista si allargano delle macchie rosse, cade nella piscina.

         Eva esce sulla veranda e mi sorride.

 

          Seguo O’Rourke sino al piccolo ranch appena fuori i confini della Contea dove la prostituzione è legale. Il bastardo è venuto a divertirsi un po’ a quanto pare.

Prima di arrivare qui si è fermato in un paio di bar e ne è uscito su di giri. Deve essersi anche sparato un po’ di polverina bianca su per il naso, ci scommetto. Se un poliziotto coscienzioso lo avesse fermato, forse nemmeno lo zio Sindaco gli avrebbe evitato qualche guaio. Per fortuna non è successo, avrebbe rovinato tutto. Almeno per il momento mi servi vivo ed in buona salute, Jeff, amico mio.

O’Rourke è talmente fatto che non si è nemmeno accorto che nell’ultimo tratto di strada ho viaggiato sdraiato sul tettuccio della sua auto, il che mi sta benissimo.

Gayle è sulla soglia nella sua guepiere con delle calze a rete che risveglierebbero anche un morto. Parla brevemente con O’Rourke e lo fa entrare. So che mi ha visto ed ha capito chi sono perché si gira un attimo e mi fa l’occhiolino. Diavolo di una Gayle, anche a lei non è facile tenere un segreto.

Gayle e le sue ragazze si prenderanno cura di O’Rourke quanto basta per fare quel che va fatto. Quanto a me, aspetto solo il momento giusto per intervenire.

Ho pietà di te, Jeff bello, non sai cosa ti aspetta.

 

Per quando arriva la Polizia Eva ha avuto almeno la decenza di infilarsi un accappatoio ma questo non impedisce al Detective Max Starr di distrarsi a guardarle le tette che proprio non vogliono saperne di stare a posto. Ovviamente Eva lo sta facendo apposta, è fatta così.

-È stato terribile, Detective.- sta dicendo con il suo miglior tono melodrammatico -Mannix voleva violentarmi appena sono uscita dalla piscina. Da giorni ero costretta a sottomettermi alle sue voglie. Diceva che se non avessi fatto tutto quello che lui voleva, mi avrebbe fatto fare la fine di mio marito.-

-Suo marito…- borbotta Max -… sta dicendomi che è stato lui ad ucciderlo?-

-Sì e se ne vantava continuamente.-

-Un’accusa di meno per McIntyre.- intervengo io.

-Tu sta zitto MacArthur.- mi redarguisce Starr -Sarò da te a tempo debito. Continui Mrs. King.-

-        Da consumata attrice Eva si asciuga delle lacrime e prosegue:

-Mi obbligava a fare il bagno nuda in piscina e lui stava a guardare, poi quando uscivo mi faceva sdraiare per terra e mi prendeva lì. Oggi voleva fare lo stesso ma io mi sono ribellata… se non fosse arrivato Darryl… Mr. MacArthur… avrei dovuto cedere ancora una volta.-

-A proposito…- mi chiede Max -Che ci facevi tu qui?-

         Faccio il mio miglior sorriso e rispondo:

-Come sai, Max, sto investigando per conto di Suzy Berengetti sui delitti attribuiti a Clint McIntyre e volevo vedere di fare qualche altra domanda a Mrs. King ed al suo autista. Ero al cancello ho sentito Eva gridare. Non ho esitato un secondo e mi sono fiondato dentro. Ho visto Mannix addosso a Eva… Mrs. King voglio dire e gli ho gridato di smetterla.-

-Vai avanti.

-Appena mi ha visto mi ha caricato come un rinoceronte infuriato. Non ho avuto altra scelta che sparargli. Se mi avesse preso tra quelle sue manacce sarei stato sicuramente spacciato.- dico.

-Gli hai vuotato addosso un intero caricatore.- ribatte Starr.

-Non si fermava Max. le prime pallottole sembravano non fargli nemmeno il solletico. Non credo fosse umano, non completamente almeno. Non sono stato a pensare, ho continuato a sparare finché non è caduto.-

         Starr guarda verso la piscina dove Mannix, immerso in acque rosse del suo sangue, si sta producendo in una discreta imitazione di William Holden all’inizio di “Viale del tramonto” e dice:

-Beh… dovrà decidere il Procuratore Distrettuale ovviamente, ma io direi che è un classico caso di legittima difesa.-

         Il mio sguardo incrocia quello di Eva e so che entrambi pensiamo la stessa cosa: decisamente perfetto.

 

 

5.

 

 

            Il casino scoppia più o meno mezz’ora dopo che O’Rourke è entrato nel bordello. Avrei scommesso che sarebbe successo prima: il mix di alcool e cocaina non è mai salutare per l’umore dei bastardi come lui.

                Acquattato sotto le finestre sento distintamente tutto quel succede, compreso lo schiocco del frustino di Gayle e le parole rabbiose di O’Rourke:

-Mi hai sfregiato, brutta puttana!-

-Casomai ti ho migliorato la faccia.- replica Gayle acida -E comunque tu hai picchiato una delle ragazze e conosci le regole…-

-Me ne frego delle regole, le faccio io le regole. Sono la Polizia, ricordi?-

                Gayle fa un sorrisetto e ribatte:

-Non qui, bello. Qui non siamo a Clark County, qui la legge siamo noi.-

                Per la prima volta O’Rourke esita ma, come c’era da aspettarsi, il mix di alcool e cocaina è più forte del buon senso. Avanza verso Gayle che fa di nuovo schioccare la sua frusta. Stavolta O’Rourke è più svelto: riesce ad afferrare il frustino e la tira verso di sé.

-Adesso ti faccio vedere io come si tratta un uomo!- urla. Estrae la sua pistola e spara due colpi in aria.

                Adesso basta, ho aspettato fin troppo. Balzo all’interno attraverso una finestra. O’Rourke mi guarda confuso.

-E tu chi diavolo sei?- biascica.

-Quello che ti cambierà i connotati.- gli rispondo -Ti avevo avvertito di non picchiare le donne.-

-Tu…- quando capisce che sono il tizio che gli ha ficcato la testa nel cesso i suoi occhi si riempiono di rabbia e urla -Ti ammazzo!-

                Gli strappo di mano la pistola e lo prendo per il bavero sollevandolo da terra poi gli rifilo un bel pugno trattenendo la forza per non ammazzarlo. Non è quello che ho in mente per lui, non subito almeno.

                Gayle mi guarda e mi dice:

-Me la sarei cavata da sola.-

-Non ne dubito.- ribatto -Ma avevo voglia di picchiare questo bastardo da un bel po’ di tempo e volevo sfogarmi.-

                Lei fa un sorrisetto, mi mette la mano su un bicipite e dice:

-Ti sta bene il costume. Mette bene in evidenza tutti i tuoi muscoli… proprio tutti.-

                Sogghigno divertito. So che Gayle ha capito chi sono ma non m’importa.

-Immagino che tu abbia preparato tutto.- le dico.

-Per chi mi hai preso? È tutto pronto.-

-              Si avvicina ad un tavolino muovendo le anche in un modo che mi rende difficile, molto difficile, restare concentrato specie considerando anche il suo, chiamiamolo così, abbigliamento da lavoro. Estrae da un cassetto una boccetta e la prende nella sua mano guantata poi si gira. Torna verso di me e mi guarda ammiccando.

-Nascondi una pistola in quel tuo costumino attillato o sei solo contento di vedermi?- chiede.

-Battuta abbastanza vecchia da essere stantia.- replico -Comunque è la seconda.-

                Lei sorride ed aggiunge:

-Manca un solo dettaglio e lo sistemiamo subito.-

                Si china sul bell’addormentato sul pavimento, gli prende la mano destra e la stringe sulla boccetta.

-Una bella serie di impronte molto nitide.- commenta.

                Il primo chiodo sul coperchio della tua bara, Jeff bello, penso.

 

                Usciamo dalla Centrale di Polizia dopo aver reso le nostre deposizioni formali. Come previsto, il Procuratore Distrettuale non ha avanzato accuse contro di me.

-Vieni con me, Darryl?- mi chiede Eva.

-No.- rispondo -Ho ancora un affare da sistemare con Sebastian Reed, ricordi?-

-Giusto. Ma quando hai finito, vieni da me.-

         Lo dice con un tono ed un sorriso pieno di sottintesi a cui sarebbe difficile resistere. La guardo prendere un taxi ed allontanarsi poi salgo a bordo della mia Cadillac e mi dirigo rapidamente all’ingresso del Coliseum dove mi aspetta un’altra pupa da sballo; nientemeno che la proprietaria, nonché mia attuale datrice di lavoro, Suzy Berengetti.

-Scusa il ritardo.- le dico mentre le tengo aperto lo sportello dell’auto per farla salire -Ci è voluto un po’ più del previsto.-

         Lei si aggiusta con noncuranza la gonna e mi chiede:

-È andato tutto bene?-

-Naturalmente. Chi avrebbe potuto mai dubitare della storia di Eva? Lei è una vera incantatrice.-

-Sì ed anche qualcos’altro che non dico perché sono una signora.-

Scoppio in una risata e poi le chiedo:

-Sei sicura di voler andare fino in fondo?-

-Non me ne resto a guardare mentre è in gioco la vita di Sean.- replica Suzy secca.

         Comincio a pensare che si sia veramente innamorata di McIntyre e non lo usi solo come stallone personale, ma in fondo perché dovrebbe importarmi?

         Raggiungiamo la palazzina fortificata da dove Sebastian Reed conduce i suoi affari sporchi. All’ingresso veniamo perquisiti. Suzy viene trattata con i guanti ma a me mi rivoltano come un calzino. Non trovano nulla ovviamente. Innanzitutto il mio “ferro” è a prender ruggine nel magazzino reperti della Polizia e poi non sono così stupido da cercare di entrare qui armato… non quando c’è già chi lo sta facendo al posto mio.

         Sebastian Reed in persona ci accoglie con fin troppo ostentata cordialità:

-Suzy, cara, è sempre un piacere vederti. Noto che ti sei portata dietro una guardia del corpo. Non dirmi che avevi paura a venire da sola.-

-Di questi tempi una ragazza non è mai troppo prudente, Sebastian.-

-Troppo giusto. Allora, cosa ti porta qui? Non dirmi che vuoi accettare la mia proposta di vendermi il Coliseum.-

-Sai bene che il Comitato Etico dello Stato del Nevada non approverebbe mai la cessione di un casinò a te, Sebastian, sei sulla loro lista nera. In ogni caso ho promesso a Mike che non avrei venduto ed è quel che farò. No, ho un’altra proposta.-

-E sarebbe?-

-Aiutami ad incastrare Jeffrey O’Rourke come assassino di Betsy Milligan scagionando Sean Clinton McIntyre.-

-Cosa ti fa credere che potrei farlo?-

-Hai organizzato tu il delitto su istigazione di Eva King, ne sono certa. Non m’importa niente di lei e delle sue manovre o dell’accordo che avete fatto, ma avete messo in mezzo Sean come capro espiatorio e questo è stato un errore, Sebastian, un grosso errore.-

-Mi stai minacciando, Suzy? Stai minacciando me?-

         Suzy mantiene la sua compostezza e replica:

-Al contrario, Sebastian, ti sto dando un avvertimento amichevole: tirati fuori da questa faccenda prima che ci siano conseguenze spiacevoli per tutti, te compreso. Sono certa che per eventuali emergenze hai conservato una qualche prova che possa incastrare O’Rourke senza danni per te.-

         Reed tace per qualche secondo riflettendo, poi dice:

-Ammettendo che io abbia una tale prova, usarla potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. È un detective decorato ed è il nipote del Sindaco.-

-Il Sindaco non sarà più un problema da domattina.- intervengo.

         Lui mi guarda perplesso poi aggiunge:

-E se io non volessi accettare l’accordo?-

         Gli occhi nocciola di Suzy si fanno duri e freddi mentre risponde:

-Sarebbe un peccato, Sebastian, perché dovresti morire.-

 

         Gli auricolari nel cappuccio mi permettono di sentire ogni parola ritrasmessa da quelli nascosti negli orecchini di Suzy come se fossi seduto accanto a lei invece che sul tetto.

                Sento la risata di Sebastian Reed e poi la sua voce dura che dice:

<<Ora hai esagerato, Suzy. Chi non uscirà vivo da qui siete tu e MacArthur.>>

                A questo punto sento la voce di Darryl MacArthur che sussurra:

<<Adesso, Meiko.>>

                Lasciate che vi racconti qualcosa sulla piccola e dolce Meiko. A quanto pare rimase orfana da bambina e fu affidata ad uno zio che abusò ripetutamente di lei e poi la cedette ad un pezzo grosso di una setta segreta di assassini giapponesi chiamata la Mano. Da loro imparò come uccidere con qualsiasi arma bianca o usando solo mani e piedi, imparò come diventare ombra tra le ombre ed entrare dovunque. Quando ritenne di aver imparato abbastanza uccise il suo maestro poi uccise anche lo zio pedofilo, quindi scappò negli Stati Uniti. Dicono che la Mano inviò dei killer a cercarla e che nessuno è tornato indietro. Perché una così preferisca fare la prostituta invece che la killer a pagamento è un mistero che non so spiegare.

                La vedo sparire letteralmente nel nulla. Non so come ha fatto ma so che è dentro l’edificio e compiango tutti quelli che incroceranno la sua strada.

                Io sono più rozzo e diretto: sfondo il lucernario e balzo nella stanza di sotto tra un gruppo di gangster sconcertati.

-Ma che…- esclama uno -Un maledetto supereroe!-

                Supereroe? Sì, immagino che quando vesto questo costume bianco, rosso e blu io possa definirmi tale. In fondo le mie prede sono sempre i cattivi, anche se spesso, per esempio adesso, la mia etica è discutibile specie per una girl scout come Capitan America.

                Uso il mio scudo per deviare le pallottole e piombo loro addosso come un ariete. Provano a resistere, devo dargliene atto, ma ci ricavano solo un po’ di ossa rotte.

                Scendo di sotto e mi imbatto in un bel po’ di cadaveri: Meiko al lavoro. Non si è risparmiata la piccola. Sono fuori dal soggiorno, il portone è aperto ed un paio di uomini sono a terra di traverso, le loro teste sono rotolate poco lontano. Le ignoro ed entro. La scena è surreale: Suzy e MacArthur sono in piedi mentre Sebastian Reed è in ginocchio con la katana di Meiko che gli accarezza il collo.

-Ti avevo avvertito, Sebastian, ma non hai voluto darmi ascolto.- gli sta dicendo Suzy -Stuzzicare le ragazze è pericoloso.-

                Reed mi vede e mi dice:

-Tu sei quel supereroe, il Maggiore Vittoria. Aiutami!-

-Il nome corretto è Maggiore Libertà.- preciso -E da quel che ho sentito, tu stai coprendo un assassino facendo accusare un innocente, quindi penso che me ne starò a guardare.-

                L’innocente in questione sarei proprio io, ma non è necessario che lui lo sappia. Faccio l’occhiolino a Suzy mentre lei si rivolge ancora a Reed:

-Allora, Sebastian?-

-E va bene.- dice lui -Ho quel che vuoi e te lo darò. Lasciami alzare ed andare alla cassaforte.-

                   Suzy fa un cenno di assenso e Meiko si sposta. Non perdo d’occhio Reed mentre si avvicina alla cassaforte e comincia ad armeggiare con la combinazione. L’ha appena aperta quando sopraggiunge un gruppetto di suoi sgherri. Questa non ci voleva.

                Reed si volta di scatto ed ha in pugno una .22. Mentre spara, grida:

-Ammazzateli! Ammazzateli tutti!-

                Sono le sue ultime parole prima che Meiko lo sbudelli quasi aprendolo in due. Nel frattempo io sono balzato davanti a Suzy e MacArthur proteggendoli dai proiettili con il mio scudo poi mi rialzo in piedi per fronteggiare i nuovi arrivati.

                Suzy si schiarisce la voce e si rivolge ai gangster;

-Sebastian Reed è morto. Volete morire anche voi per nulla? Passate al mio servizio ed avrete una buona paga e diversi altri benefici. Sono Suzy Berengetti e se avete sentito parlare di me, dovreste sapere che non sono una bugiarda.-

                C’è un breve conciliabolo tra i gangster poi abbassano le armi ed uno di loro chiede:

-Cosa volete che facciamo, padrona?-

                Darryl MacArthur si china verso Suzy e le sussurra:

-Complimenti: sei appena diventata la donna più potente di tutta Las Vegas.-

 

 

EPILOGO UNO

 

 

                Io e Suzy siamo sdraiati nel letto dove abbiamo appena festeggiato, come ve lo lascio immaginare, la fine dei miei guai. Dal televisore acceso arrivano le notizie di come il Detective pluridecorato, e marcio fino al midollo, Jeff O’Rourke sia stato arrestato dopo che un video di una telecamera nascosta e pervenuto solo di recente alle autorità lo mostra mentre sgozza Betsy Milligan e poi mette il rasoio che ha usato nella mano destra di Sean Clinton McIntyre, che incidentalmente sarei io. In una perquisizione della sua auto hanno trovato una boccetta del sedativo presumibilmente usato per addormentarmi con su le sue impronte digitali. La cosa non mi sorprende visto che ce l’ho messa io. Non ci sarà alcun processo, però: O’Rourke è stato trovato impiccato nella sua cella. Ha fatto tutto da solo o qualcuno l’ha “aiutato”? in fondo non me ne importa.

                Quanto al suo famigerato zio Sindaco, grazie ad un’opportuna chiamata anonima la Polizia l’ha sorpreso a letto con una prostituta minorenne, molto minorenne, ed è saltato fuori che la ragazzina veniva da un altro Stato. Adam O’Rourke è stato arrestato ed ha dovuto dimettersi da Sindaco. Forse neanche lui arriverà al processo: nelle nostre prigioni i detenuti non sono teneri con i pedofili. Non piangerò certo per lui.

-Al Sindacato di Chicago[3] non piacerà quel che è successo a Reed.- dico a Suzy -Forse manderanno qualcuno a rimpiazzarlo.-

-Che ci provi a venire!- ribatte lei in tono deciso -Tu lo rispedirai al mittente a calci nel sedere.-

-Ecco perché mi piaci, baby.- le dico.

                La bacio e riprendiamo da dove ci eravamo interrotti.

 

 

EPILOGO DUE

 

 

            Quando arrivo alla sua villa, Eva sta facendo il bagno in piscina, nuda ovviamente. È decisamente un vizio.

         Quando mi vede mi sorride e poi esce dall’acqua, mi corre incontro, mi si appiccica addosso e mi bacia come solo lei sa fare poi mi dice:

-È fatta, Darryl. Il patrimonio di Damian è mio e grazie a te sono libera da Reed e Mannix.-

-E non ti turba che per arrivarci hai convinto tre uomini ad uccidere per te e che persone innocenti sono morte?- le chiedo

-E chi sono gli innocenti? Non mio marito con i suoi traffici e tantomeno quella puttanella della mia segretaria che aveva scoperto tutto e minacciava di rivelarlo se non l’avessi pagata. Se lo sono meritato tutti e due.-

-Mi dispiace che tu dica questo, Eva, perché, vedi: Betsy Milligan era un’amica di Meiko, una delle poche, anzi più di un’amica, e Meiko non sa cosa vuol dire il perdono.-

         Mi scosto da Eva mentre la katana di Meiko le entra dalla schiena e le esce dal petto. Vedo la sua espressione stupita mentre barcolla all’indietro cadendo nella piscina e sollevando uno spruzzo d’acqua che mi arriva alla punta delle scarpe.

         Mi volto mentre l’acqua si arrossa per la seconda volta in quarantotto ore. Meiko mi segue sempre silenziosa. Gayle ci aspetta al volante di una scintillante auto sportiva.

         Potremmo prenderci una vacanza, ce la saremmo meritata. Potremmo andare a Lake Tahoe o in California… o magari alle Hawaii. Le Hawaii sono splendide in questa stagione.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            In realtà non c’è molto da dire, quindi non perdiamo tempo.

1)     Termina qui la nostra storia noir ispirata alle atmosfere del serial Sin City di Frank Miller. I personaggi di questa storia sono quasi tutti stati creati ex novo dal sottoscritto basandosi su quelli apparsi su Sin City. Oltre ai nomi ci sono altre differenze ma se e quanto siano significative, lo lascio decidere ai lettori.

2)     Li rivedremo? E chi lo sa? Mai dire mai.

3)     Oltre a Suzy Berengetti, altro personaggio preesistente è Sean Clinton McIntyre, alias il Maggiore Vittoria, da me creato tanti anni fa nella miniserie U.S.Agent basandomi molto, ma molto liberamente su Protocidio inventato da Dan Jurgens & Andy Kubert su Captain America Vol. 3° #26 datato febbraio 2000.

4)     Nella storia è presente anche una scena che è una citazione diretta di Sin City, tratta dal racconto “Un’abbuffata di morte” che dà anche il titolo a questa storia.

5)     Orgoglio è un’organizzazione criminale inventata da Brian K. Vaughn & Adrian Alphona su Runaways Vol. 1° #1 datato aprile 2003.

6)     Song, leader dei Serpenti e la sua banda sono stati creati da Roy Thomas & Steve Carr su Avengers West Coast Annual #6 datato agosto 1991.

7)     Snap è il nome usato da Sam Wilson, alias Falcon, quando era un piccolo criminale a Los Angeles. La sua associazione con Doug e Catherine Wilder è un’idea mia.

            Nel prossimo episodio tornano Daken, Elektra e… chissà?

 

 

Carlo

Carlo



[1] È avvenuto nella miniserie Elektra Assassin, anche se non proprio come la racconta Garrett

[2] Gioco di parole intraducibile visto che song in Inglese significa canzone.

[3] Una delle branche più famose della Mafia italoamericana, a suo tempo comandata da Al Capone, la criminalità organizzata di Las Vegas è storicamente una sua sezione.